LA DOPPIA SFIDA INTER-INDEPENDIENTE PER LA COPPA INTERCONTINENTALE 1964 E 1965

I giocatori dell’Inter festeggiano la Coppa Intercontinentale 1964 – da:storiedicalcio.altervista.org

Articolo di Giovanni Manenti

Istituita nel 1960, a seguito della prima edizione della Copa Libertadores – nel mentre nel Vecchio Continente la Coppa dei Campioni celebra il suo quinto anno di vita – la Coppa Intercontinentale mette di fronte i due Club vincitori dei rispettivi maggiori Tornei, europeo e sudamericano, con una formula che prevede incontri di andata e ritorno ed, in caso di parità di punti, la disputa di una gara di spareggio, non ritenendo discriminante la differenza reti, almeno sino al 1969 allorché, per buona sorte del Milan, la sconfitta per 1-2 contro gli argentini dell’Estudiantes in quella che passa alla Storia come la “Battaglia della Bombonera”, non è sufficiente a garantire a questi ultimi un terzo incontro, essendo stati sconfitti per 3-0 a San Siro all’andata …

Abbiamo citato quell’occasione – di cui già si è trattato – per ricordare come sei anni prima i rossoneri non ebbero la stessa fortuna, pur se in detta circostanza lo spareggio era d’obbligo, dato che le due sfide contro il Santos di Pelé si erano concluso con lo stesso punteggio di 4-2 in favore dei padroni di casa (anche se il Milan, al ritorno, spreca un vantaggio di 2-0 maturato all’intervallo ..), per poi essere danneggiati dal Direttore argentino Brozzi (lo stesso del secondo incontro …) nella sfida decisiva, il quale concede ai brasiliani un dubbio calcio di rigore che trasformato da Dalmo resta l’unica rete che consegna per il secondo anno consecutivo il Trofeo alla formazione paulista.

Con quel successo, essendo la competizione giunta alla sua quarta edizione, il Sudamerica si porta sul 3-1 quanto a vittorie, in quanto dopo l’iniziale affermazione del Real Madrid (0-0 e 5-1) sul Penarol nel 1960, tocca agli stessi uruguaiani festeggiare l’anno seguente a spese del Benfica (0-1, 5-0 e 2-1 allo spareggio …), portoghesi che nel 1962 si inchinano di fronte alla classe cristallina della “Perla nera” che realizza una doppietta nel 3-2 dell’andata al “Maracana” e strappa applausi a scena aperta al ritorno, con un fantastico tris nel 5-2 con cui il Santos chiude i conti.

Per l’edizione 1964, a tentare di “vendicare” i cugini rossoneri è l’ambiziosa Inter del Presidente Angelo Moratti e del “Mago” Helenio Herrera, che il 27 maggio al “Praterstadion” di Vienna aveva posto la parola fine all’egemonia del Real Madrid di Puskas e Di Stefano, alla sua settima Finale nelle prime 9 edizioni del Torneo, mettendo in mostra un Sandro Mazzola nella sua miglior veste di mezzapunta, mentre al di là dell’oceano nella corrispondente Copa Libertadores – che, contrariamente a quanto avviene in Europa, si disputa lungo l’anno solare,  con un Torneo iniziato ad aprile e concluso ad inizio agosto 1964 – ad affermarsi sono gli argentini dell’Independiente che, nella doppia Finale contro i Nacional di Montevideo, fanno valere la forza della loro difesa e, dopo lo 0-0 dell’andata allo “Estadio Centenario” della Capitale uruguaiana, capitalizzano al massimo l’unica rete realizzata da Mario Rodriguez al 35’ del primo tempo della sfida svoltasi ad Avellaneda di fronte a ben 80mila spettatori.

Le norme della Coppa Intercontinentale stabiliscono che la gara di andata si disputi ad anni alterni in ciascuno dei due Continenti e, poiché l’anno precedente era stato il Milan ad ospitare il Santos a San Siro, stavolta all’Inter tocca recarsi in Sudamerica, con l’indubbio vantaggio, in caso di parità dopo il ritorno, di poter giocare lo spareggio ancora sul suolo europeo …

L’appuntamento è fissato per mercoledì 9 settembre 1964 allo “Estadio Doble Visera de Cemento” di Avellaneda, data che precede l’avvio del Campionato di Serie A che, la domenica successiva vede l’Inter esordire sul campo del neopromosso Varese, ma è chiaro che testa e gambe dei ragazzi di Herrera sono tutte concentrate sull’impegno internazionale, con il tecnico ad operare una sola variante rispetto alla Formazione di Vienna, vale a dire la sostituzione del centravanti Aurelio Milano con lo spagnolo Joaquin Peirò, altrimenti detto “lo straniero di Coppa”, vista la contemporanea presenza del brasiliano Jair Da Costa e dell’altro spagnolo Luisito Suarez e le norme federali che consentono l’impiego in campionato di soli due giocatori provenienti da federazione straniera …

Memori di quanto accaduto al Milan l’anno precedente, i nerazzurri non si attendono certo un caloroso benvenuto in Argentina, anche se il principale bersaglio degli “aficionados” è proprio Helenio Herrera, considerato una sorta di traditore data la sua nascita a Buenos Aires (sia pure da genitori di origine spagnola …) e pesantemente insultato sin dal giorno prima nel corso dell’allenamento di rifinitura, mentre è solo grazie alla scorta della Polizia che i giocatori possono giungere illesi allo Stadio, visto come non rimanga neppure un solo finestrino del loro pullman intatto di fronte al lancio di pietre da parte dei tifosi avversari …

Sul terreno di gioco, comunque, le cose vanno sufficientemente bene almeno per la prima mezzora, ovvero sino a quando il terzino Tomas Rolan è costretto ad uscire avendo riportato la frattura del perone, così da lasciare i propri compagni in 10 uomini per il resto dell’incontro, non essendo all’epoca previste sostituzioni, circostanza che determina un aumento della foga agonistica da parte argentina per compensare l’inferiorità numerica, peraltro a dispetto di una manovra quanto mai confusionaria, così che non stupisce che all’intervallo il risultato sia ancora fermo sullo 0-0 di partenza, prima che l’episodio chiave giunga a ridosso dell’ora di gioco …

Su di una conclusione da fuori di Maldonado, la palla è sfiorata di testa da Rodriguez che ne modifica la traiettoria ma non in modo da rendere difficile la parata di Sarti, se non fosse che l’estremo difensore, appostato sulla linea di porta, se la lascia sfuggire alle sue spalle per poi riprenderla immediatamente tuffandosi all’indietro, con gli argentini a chiedere l’assegnazione della rete ed anche se le immagini televisive lasciano molti dubbi al riguardo (ovvero che la sfera abbia interamente oltrepassato la linea …) in una tale bolgia il direttore di gara brasiliano Armando Marques convalida il punto che diviene decisivo ai fini del risultato.

Come detto, in quegli anni la differenza reti non contava, quindi all’Inter sanno che occorre loro la vittoria nel match di ritorno per garantirsi lo spareggio, compito portato felicemente a termine a due settimane di distanza allorché il 23 settembre 1964, davanti ad oltre 50mila tifosi, è dapprima Mazzola ad incaricarsi di sbloccare il risultato in apertura con una saetta da limite che si infila a mezz’altezza nell’angolo alla destra di Santoro, per poi toccare a Corso mettere il sigillo al definitivo 2-0 a 6’ dallo scadere del primo tempo con un’insolita, per lui, rete di testa con cui raccoglie un lungo cross dalla destra di Malatrasi (preferito nella circostanza a Tagnin …) andando ad anticipare l’uscita un po’ avventata dell’estremo difensore argentino.

Per decidere l’assegnazione della Coppa si deve pertanto far ricorso all’incontro di spareggio, che ha luogo a Madrid allo “Estadio Santiago Bernabeu” a tre soli giorni di distanza, sabato 26 settembre 1964, ed a dirigere la gara è chiamato l’esperto arbitro spagnolo José Ortiz de Mendibil ed è forse anche per questa circostanza – oltre che per le forzate assenze sia di Mazzola che di Jair, oltre a Burgnich – che Herrera schiera in attacco la coppia iberica Peirò/Suarez, con Domenghini e Milani rispettivamente ala e mezzala destra, mentre a terzino scala Malatrasi, con Tagnin a tornare a ricoprire il ruolo di mediano …

Nella Capitale spagnola piove, il terreno è scivoloso e non è facile orchestrare manovre d’attacco, anche se l’Independiente – che sa che deve assolutamente vincere, poiché in caso di parità anche dopo i tempi supplementari il Trofeo andrebbe all’Inter, valendo solo a questo punto la sua migliore differenza reti – è la bella copia di quello visto tre giorni prima a San Siro e le assenze di due pedine chiave in attacco quali il brasiliano ed il figlio del “grande” Valentino impediscono ai nerazzurri di svolgere le usuali manovre, così che, dopo un primo tempo d’attesa, nella ripresa gli attacchi argentini si infittiscono e Sarti ha il suo bel daffare a respingere dapprima un paio di conclusioni dalla distanza, per poi bloccare una deviazione ravvicinata di test di Savoy, mentre una rete nel finale di Bernao viene annullata per posizione di fuorigioco …

Si va così ai supplementari dove, al 110’, con l’Independiente tutta protesa alla ricerca della rete, l’Inter esegue una perfetta manovra in contropiede da “Manuale del Calcio”, con Corso a recuperare palla nella propria metà campo, allargare sulla destra a Milani che, avanzato, si produce in un lungo cross dalla parte opposta arpionato da Peirò quasi sulla linea di fondo per poi servire con un morbido ‘pallonetto Corso appostato centralmente poco entro l’area di rigore, con il mancino ad aggiustarsi la sfera per poi scaricarla con il suo celebre sinistro alle spalle dell’incolpevole Santoro.

Ed è così che nell’umida serata madrilena, il Presidente Angelo Moratti corona il suo ambizioso sogno di vedere i suoi ragazzi sul tetto del Mondo, anche se il petroliere non è certo uomo da accontentarsi e, raggiunto il massimo, “ordina” ad Herrera di non lasciare nulla di intentato in ogni competizione a cui partecipa, venendo ripagato con una clamorosa rimonta sul Milan che, alla seconda giornata di ritorno, vanta un vantaggio che sempre incolmabile di ben 7 punti (33 a 26) in vetta alla Classifica, ma sono queste le sfide che maggiormente attraggono il “Mago” e così, mentre i rossoneri sono superato (49 a 48, parziale di 23 a 15 …) alla quart’ultima di Campionato, impresa di non minor valore ha luogo in semifinale di Coppa dei Campioni, dove l’Inter ribalta con un netto 3-0 a San Siro l’1-3 dell’andata subito ad “Anfield Road” contro il Liverpool, così da guadagnarsi la seconda Finale consecutiva della propria Storia.

Curiosamente, l’atto conclusivo si svolge di giovedì, così che la data (27 maggio) è la stessa della Finale di Vienna, avendo come teatro “San Siro” riempito da poco meno di 90mila spettatori, avversaria il Benfica della “Pantera nera” Eusebio in una serata ancora molto piovosa, una circostanza che agevola i padroni di casa poiché è proprio per le condizioni del terreno di gioco e della palla viscida che a 2’ dalla conclusione della prima frazione il portiere Costa Pereira si fa passare fra le gambe un diagonale di Jair apparso tutt’altro che irresistibile, decisivo per l’assegnazione della Coppa, mentre in Sudamerica anche l’Independiente raggiunge la sua seconda Finale consecutiva di Libertadores ed anche come la formazione meneghina – che ha sfidato due Club iberici – si trova ad affrontare un avversario simile, vale a dire i “rivali storici” del Nacional, gli “Aurinegros” del Penarol, alla loro quarta Finale nelle prime 6 edizioni del Torneo ed alla ricerca del terzo successo …

Atto conclusivo quanto mai avvincente, con i Campioni in carica ad aggiudicarsi l’andata con il minimo scarto grazie ad una rete di Bernao a 7’ dal termine, per poi uscire sconfitti per 1-3 al ritorno dallo “Estadio Centenario” e quindi letteralmente “resuscitare” nello spareggio disputato il 15 aprile 1965 sul campo neutro dello “Estadio Nacional” di Santiago del Cile, portandosi sul 3-0 (autorete di Perez, Bernao ed Avallay) dopo poco più di mezzora di gioco per poi concludere sul 4-1, con il sigillo posto da Osvaldo Mura ad 8’ dal fischio finale.

Ecco quindi che, per la prima nonché unica volta nella Storia della Manifestazione, la stessa Finale si ripete in due edizioni consecutivi e stavolta, come da regolamento, tocca all’Inter disputare la gara di andata in casa, match che si svolge mercoledì 8 settembre 1965, con i nerazzurri ad aver anticipato al sabato la prima giornata di Campionato, curiosamente ancora contro il Varese come nella passata stagione, una sorta di allenamento, visto il 5-2 co9n cui termina l’incontro …

Per Herrera non vi sono novità di sorta per quel che concerne il reparto difensivo (che oramai anche i bambini conoscono a memoria …), con le varianti costituite dalla presenza di Bedin in mediana in luogo di Tagnin, mentre in attacco il tecnico ripropone la “formula dei tre stranieri”, cui si aggiungono Mazzola e Corso, assetto tattico che si rivela quanto mai vincente, visto che la gara è già archiviata nel corso del primo tempo, con Peirò a sbloccare il risultato dopo appena 3’ con un sinistro che fulmina Santoro dopo essere stato smarcato da una sapiente invenzione di Suarez e Mazzola a replicare al 22’ depositando in rete da due passi il pallone dopo una confusa azione in area …

Vabbè che le reti hanno tutte uguale valore, ma “Sandrino” non deve aver gradito quel goal così facile, così che pensa bene di regalare ai 60mila di San Siro un autentico capolavoro nella ripresa, allorché, poco prima dell’ora di gioco, si inventa una splendida rovesciata a deviare alle spalle dell’incredulo Santoro una palla vagante in area a seguito di un controllo difettoso da parte dell’avanzato Facchetti per il 3-0 definitivo, in attesa del ritorno ad Avellaneda ad una sola settimana di distanza, ottenendo dalla Federazione il rinvio della trasferta di Vicenza valida per la seconda giornata di Campionato.

Messa così, sembrerebbe una trasferta da affrontare con la massima serenità, ma sia il regolamento che consente agli argentini di poter ambire allo spareggio con una vittoria con il minimo scarto come pure il ricordo della sfida dell’anno precedente non possono certo rendere tranquilli i giocatori, mentre Herrera non effettua alcun cambio riproponendo gli stessi undici della vittoriosa gara di andata a San Siro, al contrario del suo collega Manuel Giudice che vara una formazione più offensiva, inserendo Mura e Miguel Mori al posto di Rodriguez e de la Matra …

Stavolta le “attenzioni” dei tifosi argentini si svolgono all’interno del terreno di gioco, allorquando le due formazioni sono schierate al centro del campo, attraverso il lancio di numerosi oggetti, uno dei quali raggiunge Peirò proprio sotto l’occhio destro, mentre Suarez è colpito alla testa e Sarti per tutti i 90’ è oggetto di un fitto lancio di schegge di vetro, il che fa diventare l’area di rigore italiana una sorta di trincea dalla quale i difensori nerazzurri sono chiamati a fronteggiare gli attacch8i avversari, ma la “linea Maginot” sapientemente orchestrata dal Capitano Picchi regge l’urto e le speranze dei padroni di casa si infrangono sulla traversa colpita nella ripresa da Bernao, così che al fischio finale dell’arbitro peruviano Arturo Yamasaki – colui che 5 anni dopo dirigerà la “storica” semifinale Italia-Germania Ovest 4-3 ai Mondiali di Messico ’70 – l’Inter eguaglia il Santos confermando il titolo.

Non può però certo permettersi di festeggiare in casa altrui, cosa che viceversa avviene non appena il 18 settembre l’areo atterra allo scalo milanese di Linate dove ad attendere squadra, tecnico e dirigenti è il Patron Angelo Moratti in persona, anche se il “perfido” Herrera ordina di presentarsi all’indomani ad Appiano Gentile per preparare il match interno con l’Atalanta, posticipato a martedì 21 settembre, mentre il “saggio” Picchi ottiene dal Presidente un meritatissimo giorno di riposo, ovviamente all’insaputa del “Mago” che va su tutte le furie …

Cose degli anni ’60, che ci volete fare …  

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