Claressa T-Rex, il terrore del ring
Boxe donne, cade l'ultimo tabù

Claressa T-Rex, il terrore del ring Boxe donne, cade l'ultimo tabù
di Francesco De Luca
Lunedì 6 Agosto 2012, 11:45 - Ultimo agg. 11:46
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LONDRA - Diecimila spettatori per il grande giorno. Tutto esaurito nell'arena della boxe, l'ExCel, nella domenica che ha segnato l'esordio della boxe rosa alle Olimpiadi. Un tabu abbattuto anche grazie alla spinta di Franco Falcinelli, presidente della Federboxe italiana e direttore tecnico della federazione mondiale, l'Aiba. Dodici match. Pantaloncini e caschetti, come prevede il regolamento. Niente gonnellini, facoltà concessa per questa edizione dei Giochi. Arbitri donne per celebrare l'evento, a cominciare dall'algerina Kheira Sidi Yacoub che, dopo aver fatto parte della giuria che ha decretato l'eliminazione dell'azzurro Parrinello, ha diretto il primo match, vinto dalla russa Elena Savelyeva sulla sudcoreana Hye Song Kim per 12-9. Fisico minuto, volto spigoloso e occhi di ghiaccio, alla fine Elena ha dato un bacio all'allenatore. Niente gossip: quell'omone dai capelli bianchi, Nikolay Podjapolsky, è suo marito. Appassionata di musica classica e di cinema, la Savelyeva è laureata in pedagogia. «La boxe? Un grande amore, però il lavoro è un'altra cosa».

La grande festa è stata aperta da Barbara Buttrick. Inglese, 82 anni perfettamente portati, è considerata qui un mito, la prima grande pugilessa della storia. Ha fatto gli auguri alle colleghe con un briciolo di emozione per il grande giorno. «Mi sarebbe piaciuto partecipare alle Olimpiadi, abbiamo fatto un incredibile passo in avanti». Trentasei atlete in rappresentanza di 23 Paesi. Nessuna italiana. O quasi. Perché la venezuelana Karlha Magliocco, che ha battuto la brasiliana Erica Matos per 15-14 sostenuta dall'appassionato tifo di cinque connazionali, aveva un nonno romano, Cristoforo Mario. «Mi piacerebbe conoscere bene l'Italia, magari anche per un match di boxe». Ventisei anni, piccola e volitiva, i suoi occhi si illuminano quanto sente domande in lingua italiana. «Mia figlia si chiama Nahomi Antonella, un altro omaggio al paese del mio abuelo, del nonno. Io combatto per passione, credo profondamente nel pugilato: è una ragione di vita» e dà baci ai giornalisti di Caracas, incredula di essere arrivata ai quarti. Prossimo match oggi con l'americana Marlen Esparza, diventata personaggio da copertina dopo aver vinto la medaglia di bronzo ai Mondiali del 2006. Ha fatto campagna pubblicitaria per multinazionali e con i soldi delle sponsorizzazioni ha potuto lasciare il lavoro di igienista dentale.



Un'altra americana non è riuscita a superare il turno, invece. Quanitta Underwood da Seattle è stata eliminata dalla britannica Natasha Jonas, che ha vinto largamente (21-13) anche grazie al sostegno dei tifosi. Quanitta ha dovuto prendere a pugni la vita, prima che le avversarie. Ha denunciato il padre Azzad, condannato a sette anni di carcere, per aver abusato di lei e della sorella Hazzauna. Si prepara al primo match la boxeur più giovane: Claressa Shields, altra americana, ha 17 anni e lotta per una delle tre medaglie del torneo (le categorie sono piuma, leggeri e medi). La sua storia è diventata un documentario: «T-Rex», dal soprannome. L'irlandese Katie Taylor e l'inglese Nicola Adams sono le stelle della prima edizione della boxe olimpica femminile. Katie ha lasciato il calcio per il ring, ascolta musica religiosa prima di combattere, nella sua bacheca quattro Mondiali e addirittura un incontro con il presidente Obama alla Casa Bianca. Nicola ha vinto tre Mondiali e sogna di essere un modello: «Io come Alì: vorrei ispirare una generazione di ragazze che vogliono fare la boxe».